rm
16 anni fa
Salve a tutti,
quando iniziai a giocare, circa 25 anni fa, i libri su cui
prevalentemente si in-formavano i vari scacchisti italiani erano qelli
della Mursia: gli italiani Paoli, Porreca, Ponzetto, i grandi maestri
russi Romanovskij e Koblentz, e i "classici" Nimzowitsch ed Euwe. Un
mio conoscente, allora NC come me (io per questioni famigliari dovetti
lasciar perdere gli scacchi e quindi NC lo sono rimasto!), si vanta di
aver studiato solo 3 libri nella sua vita: Il manuale del Porreca
sulle aperture, Strategia e tattica di Paoli, e Il finale negli
scacchi sempre di Paoli. Posso confermare personalmente ciò di cui
egli si vanta. E grazie alla lettura e rilettura e studio approfonditi
di questi soli tre libri, lui è riuscito a diventare un forte
Candidato Maestro. Ovviamente ha anche giocato molto, moltissimo, sia
al circolo, che con software varii, e partecipando a numerosi tornei.
Tenendosi pure aggiornato con Chessbase. Ora, la questione che mi
pongo è: allora una certa corrente di pensiero diceva che i
principianti debbono cominciare con lo studio dei finali. Altra
corrente (più equilibrata e, secondo me, la più corretta) che vanno
studiate egualmente tutte le varie fasi della partita. Oggi sembra che
le cose siano radicalmente cambiate. Sembra che i nuovi
"didatti" (Dvoretskij, Aagaard, Silman, ecc.) vogliano dirci "buttate
pure alle ortiche i libri precedenti e seguite i nostri insegnamenti".
E in tutto ciò, la parola d'ordine più volte ripetuta da tutte le
parti è (almeno per i principianti fino a 1N): TATTICA !!! Ossia,
sembrerebbe che improvvisamente siano "cambiate" le regole, e questa
parola d'ordine è quella che viene sottolineata e ripetuta da varie
parti: libri, siti web, corsi di scacchi, ecc "VOI PRINCIPIANTI, FINO
A CM, CONCENTRATEVI SOLO SULLA TATTICA,TATTICA, TATTICA !!!" .
Personalmente mi e vi domando se sia veramente opportuno orientare
così monotematicamente l'attenzione degli scacchisti "non
professionisti". Il mio conoscente CM non ha mai avuto un grosso
pallino per la tattica, però è sempre stato un valido "stratega", ha
sempre avuto un grande senso della posizione, anche da NC. D'altra
parte: qualcuno potrebbe spiegarmi qual'è il senso di voler scindere
la tattica dalla strategia (così com'anche apertura, mediogioco,
finale)? E come si fa ad avere un buon gioco tattico senza prima aver
compreso il senso dell posizione ? Cioè: ci propinano libri su libri
stracolmi di migliaia di posizioni e test "tattici" da risolvere per
"fare il colpo d'occhio". Ok. Ma ci dimentichiamo che quelle sono
posizioni già precostituite e, per arrivarci... come si fa senza
strategia ? Già: come si fa ??? Ho la forte impressione che anche in
tal senso, gli scacchi (come qualsiasi altra attività "umana") siano
continuamente soggetti a "nuove mode" e a nuovi "dogmi" (anche se una
certa corrente di pensiero di oggi vorrebbe definirsi "antidogmatica).
Il fatto è che se Kasparov muove la donna o la torre 5 volte nelle
prime dieci mosse e alla fine perde, lui se lo può sempre e comunque
permettere perché è un genio degli scacchi. Se lo faccio io (perché ne
ho voglia, per semplice piacere "ludico", ecc.) e alla fine vinco,
beh, l'opinione degli "esperti" è che ho vinto solo perché il mio
avversario è più schiappa di me oppure perché io ho un grandissimo
cu.....!!!
Ciao :-)))
Rocco
quando iniziai a giocare, circa 25 anni fa, i libri su cui
prevalentemente si in-formavano i vari scacchisti italiani erano qelli
della Mursia: gli italiani Paoli, Porreca, Ponzetto, i grandi maestri
russi Romanovskij e Koblentz, e i "classici" Nimzowitsch ed Euwe. Un
mio conoscente, allora NC come me (io per questioni famigliari dovetti
lasciar perdere gli scacchi e quindi NC lo sono rimasto!), si vanta di
aver studiato solo 3 libri nella sua vita: Il manuale del Porreca
sulle aperture, Strategia e tattica di Paoli, e Il finale negli
scacchi sempre di Paoli. Posso confermare personalmente ciò di cui
egli si vanta. E grazie alla lettura e rilettura e studio approfonditi
di questi soli tre libri, lui è riuscito a diventare un forte
Candidato Maestro. Ovviamente ha anche giocato molto, moltissimo, sia
al circolo, che con software varii, e partecipando a numerosi tornei.
Tenendosi pure aggiornato con Chessbase. Ora, la questione che mi
pongo è: allora una certa corrente di pensiero diceva che i
principianti debbono cominciare con lo studio dei finali. Altra
corrente (più equilibrata e, secondo me, la più corretta) che vanno
studiate egualmente tutte le varie fasi della partita. Oggi sembra che
le cose siano radicalmente cambiate. Sembra che i nuovi
"didatti" (Dvoretskij, Aagaard, Silman, ecc.) vogliano dirci "buttate
pure alle ortiche i libri precedenti e seguite i nostri insegnamenti".
E in tutto ciò, la parola d'ordine più volte ripetuta da tutte le
parti è (almeno per i principianti fino a 1N): TATTICA !!! Ossia,
sembrerebbe che improvvisamente siano "cambiate" le regole, e questa
parola d'ordine è quella che viene sottolineata e ripetuta da varie
parti: libri, siti web, corsi di scacchi, ecc "VOI PRINCIPIANTI, FINO
A CM, CONCENTRATEVI SOLO SULLA TATTICA,TATTICA, TATTICA !!!" .
Personalmente mi e vi domando se sia veramente opportuno orientare
così monotematicamente l'attenzione degli scacchisti "non
professionisti". Il mio conoscente CM non ha mai avuto un grosso
pallino per la tattica, però è sempre stato un valido "stratega", ha
sempre avuto un grande senso della posizione, anche da NC. D'altra
parte: qualcuno potrebbe spiegarmi qual'è il senso di voler scindere
la tattica dalla strategia (così com'anche apertura, mediogioco,
finale)? E come si fa ad avere un buon gioco tattico senza prima aver
compreso il senso dell posizione ? Cioè: ci propinano libri su libri
stracolmi di migliaia di posizioni e test "tattici" da risolvere per
"fare il colpo d'occhio". Ok. Ma ci dimentichiamo che quelle sono
posizioni già precostituite e, per arrivarci... come si fa senza
strategia ? Già: come si fa ??? Ho la forte impressione che anche in
tal senso, gli scacchi (come qualsiasi altra attività "umana") siano
continuamente soggetti a "nuove mode" e a nuovi "dogmi" (anche se una
certa corrente di pensiero di oggi vorrebbe definirsi "antidogmatica).
Il fatto è che se Kasparov muove la donna o la torre 5 volte nelle
prime dieci mosse e alla fine perde, lui se lo può sempre e comunque
permettere perché è un genio degli scacchi. Se lo faccio io (perché ne
ho voglia, per semplice piacere "ludico", ecc.) e alla fine vinco,
beh, l'opinione degli "esperti" è che ho vinto solo perché il mio
avversario è più schiappa di me oppure perché io ho un grandissimo
cu.....!!!
Ciao :-)))
Rocco